Chirurgia dell’anca

Coxartrosi: quali sono le cause?

La artrosi dell’anca è una delle patologie più frequenti nell’ambito della chirurgia ortopedica.
La coxartrosi prevede la graduale usura dell’articolazione determinando perdita di cartilagine portante ad una grave limitazione nella vita del paziente.
L’artrosi colpisce più frequentemente le persone anziane dovuta al con-sumo graduale articolare ( artrosi primaria)
Cause possibili di degenerazione possono essere l’Artrite reumatoide o altre forme di malattie autoimmuni, esiti di fratture-lussazione del femo-re o del bacino, artrosi secondarie a displasia congenita o epifisiolisi o ancora necrosi avascolare.

Quando operare?

La coxartrosi causa dolore e rigidità articolare determinando limitazione funzionale e difficoltà anche a svolgere attività semplici come cammina-re o mettersi le calze o scarpe

La diagnosi di coxartrosi è determinata ovviamente dalla clinica del paziente e dall’esito degli esami strumentali. La semplice radiografia del bacino e la-terale dell’anca definisce in maniera accurata il grado di artrosi individuan-do i casi più gravi in cui lo spazio articolare è minimo con contatto tra ace-tabolo e epifisi femorale. Nei casi più complessi è di aiuto la TC ( anche con ricostruzioni tridimensionali) o RMN ad esempio nei casi di necrosi avasco-lare

Quando i trattamenti conservativi, come riposo, antidolorifici, infiltrazioni, riabilitazione e gli esami strumentali confermano la gravità dell’artrosi, si prende in considerazione l’intervento chirurgico di protesi di anca.

 

L’intervento di protesi di anca per via mini-invasiva

L’intervento chirurgico di protesi dell’ anca ha lo scopo di sostituire l’articolazione con impianto che riproduca la meccanica dell’anca nativa.
Il paziente viene preparato all’intervento tramite un pre-ricovero, in cui si spiega l’intervento, le possibili complicanze, si eseguono esami ematici, nuo-vi esami strumentali e visite anestesiologica e internistica.
Le anestesie più comuni sono l’anestesia spinale o generale.
L’approccio chirurgico che attualmente utilizzo è un accesso mini-invasivo anteriore ( longitudinale o a “bikini”) che prevede il passaggio tra il muscolo tensore della fascia e il sartorio, quindi raggiungendo l’articolazione dell’anca senza danneggiare nessun muscolo.
Altre vie d’accesso che possono essere utilizzate a seconda del paziente, pos-sono essere un accesso mini-invasivo potero-laterale che sacrifica parte dei muscoli extra-rotatori, oppure una via d’accesso mini-invasiva laterale o la-terale diretto che prevede una disinserzione parziale dei glutei.

Indipendentemente dall’approccio utilizzato, successivamente viene rimossa la testa del femore degenerata e successivamente preparato l’alloggiamento protesico nell’acetabolo e nel femore.
Vengono quindi impiantate le componenti protesiche, inserite nella maggior parte dei casi a pressione “press fit”, più raramente, qualora la qualità dell’osso non sia ottimale, con ausilio di cemento

L’accoppiamento tra le due componenti e la giusta articolarità vengono de-terminate da un inserto all’interno della componente acetabolare e da una testina sullo stelo femorale

Esistono tantissimi modelli protesici, sia tradizionali sia di nuova generazio-ne che utilizziamo, così come esistono diversi materiali per l’accoppiamento tra acetabolo e stelo, scelti in base al tipo di paziente, all’età, alle richieste funzionali ( in genere utilizziamo ceramica-ceramica e polietilene e cerami-ca)

Una volta impiantate le componenti, si eseguono tests per saggiarne la moti-lità e la stabilità e la metria, al fine di controllare l’impianto eseguito ed evi-tare complicanze post-operatorie

L’intervento di protesi del ha una durata compresa tra un’ora e le tre ore, a seconda della complessità del paziente
Da sempre adottiamo tecniche di chirurgia MIS, Minimal Invasive Surgery, che consistono nel rispetto di principi base, come ridotta incisione chirurgi-ca, risparmio dei tessuti, strumentari dedicati che determinano un evidente miglioramento nei risultati clinici.

 

La riabilitazione dopo protesi anca

La riabilitazione dopo un intervento di protesi di anca rappresenta un passo importante nel percorso di cura del paziente verso la ripresa delle sue attivi-tà e ne determina il risultato finale

La fase riabilitativa prevede sempre più un modello “fast track”, al fine di in-crementare i risultati, diminuire il dolore, velocizzare il recupero articolare, ridurre la degenza, cercando di rendere l’intervento di protesi un intervento più “semplice” per il paziente
Verranno consigliati programmi riabilitativi che prevedono attività da svol-gere in parte anche a domicilio e con l’aiuto di fisioterapisti

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TESTIMONIANZE

FACEBOOK - Dopo aver sopportato tanto dolore ed arrivata al punto di non riuscire a camminare.Ho incontrato il Dott.Marco e..intervento al ginocchio protesi totale.Recupero incredibile già dal secondo giorno ero in piedi,nessun dolore .Sono Felicissima .Ringrazio di cuore il Dott.Marco Fravisini e tutto lo staff dell Ospedale di Sassocorvavo. Grazie.
FACEBOOK - Un dottore disponibile ad ascoltare il paziente, sono arrivata all'intervento serena e soddisfatta di essermi affidata ad un medico competente, professionale con tanta umanità.