Artrosi e Medicina Rigenerativa – Quando è efficace?

Sempre più si parla di Medicina Rigenerativa come soluzione all’artrosi.

Mi fa indubbiamente piacere che queste tecnologie innovative siano sempre più conosciute, ma invito sempre alla cautela, dal momento che l’efficacia delle terapie è strettamente legata alla corretta indicazione
Non è detto che un’articolazione dolente necessiti di questi trattamenti.

In linea generale, se parliamo di artrosi (che non è l’unica patologia che può essere trattata con questi trattamenti), la Medicina Rigenerativa offre i migliori benefici quando ci troviamo di fronte ad un’artrosi di I e II grado, ovvero in presenza di modificazioni iniziali e non estese della articolazione.
Nei casi più avanzati, ovvero quelli di III e IV grado, che portano progressivamente alla presenza di deformità ossee e restringimenti dello spazio articolare, difficilmente possiamo garantire un risultato importante.

Come funziona la Medicina Rigenerativa?
Per quanto riguarda l’artrosi, parliamo per lo più di innesto di cellule mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo.

Le cellule mesenchimali staminali sono in grado di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo, in quanto cellule non specializzate. Una volta innestate nell’articolazione danneggiata, attivano il processo di rigenerazione della cartilagine e di conseguente guarigione dalla patologia.

Le cellule vengono prelevate dal paziente stesso (innesto autologo) e poi purificate prima di essere iniettate nell’articolazione.

Le cellule mesenchimali si trovano principalmente nel tessuto adiposo, dato che è tendenzialmente quello che ne contiene la più alta concentrazione, è molto facile da raggiungere ed il prelievo è meno doloroso e meno invasivo rispetto alle altre sedi.
Inoltre, è estremamente “facile” da prelevare, dato che il corpo umano è totalmente ricoperto di tessuto adiposo, in particolare sull’addome.
Non ultimo, le cellule prelevate dal tessuto adiposo hanno la capacità di migliorare la lubrificazione fra le articolazioni e aumentare la distanza tra i capi articolari riducendone l’attrito.

Come avviene il trattamento?
Caratteristica molto importante di questa metodica è la semplicità. Il trattamento ha una durata totale di circa 30 minuti, si può effettuare anche in ambulatorio chirurgico, con la sola anestesia locale e senza necessità di ricovero. La persona quindi rimane un paio d’ore in osservazione e poi va tranquillamente a casa.
Anche il recupero post-intervento è molto semplice, si consiglia di non eseguire attività sportiva ed evitare eccessivi carichi per 2-3 settimane.

L’intervento si divide in 3 fasi:
• Lipoaspirazione
Il chirurgo ortopedico pratica una piccolissima incisione sull’addome per prelevare il tessuto adiposo grazie ad una cannula, ed applica un punto di sutura protetto da bendaggio che il paziente dovrà tenere per una settimana.
• Processazione
Il tessuto prelevato viene inserito immediatamente nel kit monouso e manipolato in un sistema chiuso e asettico per eliminare residui oleosi ed ematici, che potrebbero causare un’infiammazione.
• Infiltrazione
Ultimo passaggio, il tessuto adiposo ricco di cellule mesenchimali staminali viene prelevato dal kit e iniettato nell’articolazione interessata.

Obiettivi
L’obiettivo di questo trattamento è eliminare (o ridurre sensibilmente) il dolore e recuperare la funzionalità, al fine di poter vivere la propria vita sportiva e lavorativa senza limitazioni e senza dover ricorrere all’intervento di sostituzione dell’articolazione con una protesi magari in giovane età.

Conclusioni
Senza dubbio la Medicina Rigenerativa è oggi una grande possibilità che fino a pochissimi anni fa non esisteva. Come ogni trattamento, credo che vada sempre ben ponderata, valutando a 360° ogni caso specifico. Il mio consiglio è quello di effettuare esami diagnostici e una visita specialistica in tempo, evitando di procrastinare fino a portare la patologia ad una gravità per cui non si è più in tempo di avere questi trattamenti come opzione.