Borsite al Trocantere

La borsite al trocantere è una condizione dolorosa che coinvolge l’infiammazione della borsa sinoviale situata vicino al trocantere maggiore dell’osso femorale, nella zona laterale dell’anca. Questa condizione può causare dolore e disagio significativo, influenzando anche in maniera importante la qualità della vita.

👉 Cause

La borsite al trocantere può essere causata da vari fattori, ma spesso è il risultato di una combinazione di sovraccarico e irritazione della borsa sinoviale. Le cause comuni includono:

◾ Sovraccarico: Attività ripetitive che coinvolgono il movimento dell’anca, come la corsa prolungata o la marcia, possono portare a una sollecitazione eccessiva della borsa sinoviale.

◾ Fattori Anatomici: Anomalie strutturali dell’anca o della conformazione del trocantere maggiore possono aumentare il rischio di sviluppare la borsite.

◾ Traumi o Impatti Ripetuti: Cadute dirette sull’anca o impatti ripetuti sulla zona del trocantere maggiore possono causare infiammazione della borsa sinoviale.

◾ Tendinopatie: Problemi ai tendini circostanti, come la tendinopatia del gluteo medio o del gluteo minimo, possono contribuire allo sviluppo della borsite.

👉 Sintomi

I sintomi della borsite al trocantere possono variare da lievi a intensi. I principali sono dolore, rigidità, sensibilità al tatto e difficoltà a dormire

👉 Trattamenti

Il trattamento della borsite al trocantere dipende dalla gravità dei sintomi e dalle cause sottostanti. Alcune opzioni di trattamento includono:

◾ Riposo e Riduzione dell’Attività: Ridurre o evitare temporaneamente le attività che scatenano il dolore può aiutare a consentire il recupero.

◾ Terapia Fisica: Esercizi di stretching e rinforzo muscolare, sotto la guida di un terapista fisico, possono migliorare la stabilità dell’anca e ridurre l’infiammazione.

◾ Farmaci Anti-infiammatori: Farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) possono essere prescritti per ridurre il dolore e l’infiammazione.

◾ Iniezioni di Corticosteroidi: In alcuni casi, iniezioni di corticosteroidi direttamente nella borsa infiammata possono fornire sollievo temporaneo.

◾ Modifiche dell’Attività: Adottare modifiche nell’attività fisica o nello stile di vita può aiutare a prevenire recidive.

👉 E’ possibile anche dover ricorrere all’intervento Chirurgico?

Se i trattamenti conservativi non riescono a fornire sollievo a lungo termine, è possibile considerare la strada dell’ intervento chirurgico per rimuovere la borsa infiammata o risolvere eventuali problemi anatomici.

Artrosi all’anca: come si recupera a seguito dell’intervento e il mio consiglio

Non tutti sanno che l’anca è un’articolazione che da sempre mi affascina moltissimo, e di cui mi occupo quotidianamente.

Vediamo quindi insieme le caratteristiche principali di questa articolazione e come gestire al meglio l’avanzare dell’artrosi.

👉 Protesi d’anca

Da tanti è definito come l’intervento del secolo, dato che ogni anno nel mondo si effettuano circa 1,5 milioni di interventi, di cui 100.000 in Italia.

Il 90% delle persone che si sottopongono all’intervento hanno un reale beneficio in termini di qualità della vita, e questo è davvero un risultato straordinario.

I miglioramenti di materiali e tecniche chirurgiche hanno contribuito al raggiungimento di un grado di soddisfazione ed una sicurezza davvero degni di nota.

👉 L’anca – Tra bacino e femore

La conformazione anatomica di queste due superfici consente il movimento della coscia sul bacino e, di conseguenza, di tutta la gamba.

Vengono mantenute in sede e stabilizzate dalle capsule e dai legamenti.

Le regioni muscolari (flessori, extrarotatori, estensore e adduttore) fungono invece da “motori”.

Da non dimenticare infine le cosiddette “strutture nobili” (nervi, arterie e vene) che provvedono all’apporto ematico, oltre che a trasportare gli stimoli nervosi per muovere la gamba.

👉 Quando è necessario l’intervento?

La protesi d’anca viene consigliata principalmente in caso di malattie degenerative, come l’artrosi, di cui abbiamo ampiamente parlato in varie occasioni, oppure patologie traumatiche.

Di fronte a queste problematiche, l’intervento in molti casi rappresenta senza dubbio un’ottima soluzione per tornare ad avere una buona mobilità articolare e non accusare più dolore.

Questo al fine di consentire alla persona di avere una buona qualità di vita, spesso molto simile a quella che aveva prima dell’insorgere di questa problematica.

👉 Il recupero post-operatorio

La riabilitazione inizia anche il giorno stesso in ospedale.

Tornati poi a casa dopo pochi giorni, è necessario usare le stampelle per alcune settimane e non sottovalutare alcune accortezze per non incorrere in spiacevoli conseguenze, come ad esempio sedersi dopo l’operazione ed evitare tutte le flessioni dell’anca oltre i 90° e le rotazioni dell’arto.

👉 Il mio consiglio

Come anche per le problematiche di ginocchio, vale la stessa regola del non procrastinare. Questo soprattutto in virtù delle molteplici possibilità che la medicina ci mette a disposizione, efficaci soprattutto nelle fasi iniziali della patologia, che consentono di gestire piuttosto bene l’avanzare dell’artrosi.

Il conflitto femoro acetabolare

Una problematica dell’anca tipica delle persone molto attive
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Il conflitto femoroacetabolare (o FCA) è una patologia dell’anca che colpisce principalmente atleti e persone molto attive, ma può manifestarsi anche in soggetti sedentari.

In questa condizione, le ossa della coscia e del bacino non si articolano correttamente, causando danni alla cartilagine dell’articolazione dell’anca e alla sua stabilità.

Il conflitto femoro acetabolare può essere suddiviso in tre tipi principali:

◾️ conflitto a camma, dove l’osso femorale ha una protuberanza anormale che si imbatte contro l’acetabolo, causando danni alla cartilagine.

◾️ conflitto a caviglia, dove l’acetabolo ha una forma anomala che impedisce al femore di articolarsi correttamente.

◾️ conflitto misto, dove entrambe le anomalie sono presenti.

I sintomi del conflitto femoroacetabolare possono includere dolore all’inguine, alla coscia o all’anca, sensazione di blocco o di scatto durante i movimenti dell’anca, difficoltà a camminare o a flettersi, e rigidità dell’anca. Inoltre, il conflitto femoroacetabolare può portare a danni alla cartilagine dell’anca, causando osteoartrite.

Il trattamento del conflitto femoroacetabolare dipende dalla gravità della patologia. In alcuni casi, il riposo e la fisioterapia possono alleviare i sintomi. Tuttavia, se il conflitto è grave, potrebbe essere necessario il trattamento chirurgico. La chirurgia può includere la rimozione delle protuberanze ossee, la riparazione della cartilagine o la sostituzione dell’articolazione dell’anca.

La prevenzione del conflitto femoroacetabolare può essere difficile poiché alcune persone possono essere geneticamente predisposte alla condizione. Tuttavia, alcune misure preventive includono la pratica di attività fisica moderata, il mantenimento di un peso sano e l’evitamento di movimenti che mettono sotto stress l’articolazione dell’anca.

Artrosi: Qual è la cosa più importante da sapere?

Il termine artrosi è spesso associato ad un disturbo dell’età avanzata.

Questo è anche vero, ma associare l’artrosi alle sole persone anziane non è corretto.

I fattori di rischio e le cause che possono provocare l’artrosi sono molteplici, e l’età è solamente uno di questi.

Le nostre abitudini e lo stile di vita che conduciamo incidono notevolmente, e possono favorire la comparsa dei primi sintomi.

Ed ecco qua quella che reputo tra le informazioni più importanti da sapere riguardo all’artrosi: è possibile prevenirla, ed è anche consigliato!

 

Approfondiamo

 

I fattori di rischio

Le cause precise che causano l’artrosi sono per lo più ignote, ma è riconosciuta la presenza di fattori che possono favorire la degenerazione della cartilagine.

 

I principali sono:

L’età: nei soggetti anziani si verifica una naturale e progressiva usura del tessuto cartilagineo

Il sesso: il gentil sesso è maggiormente predisposto all’artrosi, in particolare del ginocchio e delle piccole articolazioni delle mani

Genetica e familiarità: la presenza in famiglia di soggetti affetti da artrosi rende molto più possibile la comparsa del problema.

Fattori meccanici: ovvero il carico esercitato sulle articolazioni tramite attività sportiva o lavorativa può provocare col tempo da malformazioni articolari.

Traumi: aver subito traumi rilevanti all’articolazione può senza dubbio favorire la degenerazione.

Postura scorretta: un vizio posturale può anch’essa favorire il progredire più rapido dell’artrosi. E’ bene quindi mantenere equilibrata e sotto controllo la propria postura.

Peso: essere sovrappeso aumenta significativamente le possibilità di provocare l’artrosi, a causa di un eccessivo carico di peso sulle articolazioni.

Attività fisica: come un’eccessiva attività sportiva può facilitare l’insorgere della degenerazione, al contrario un adeguata attività può prevenirla, soprattutto quando si rinforza la muscolatura di supporto delle articolazioni.

 

In conclusione, la prevenzione passa da una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica e abitudini di vita sane.

Da medico consiglio sempre di intervenire tempestivamente quando si percepiscono i classici sintomi di dolore e limitazione funzionale, dal momento che oggi i progressi della medicina ci consentono tante opzioni interessanti quando ci troviamo nelle prime fasi dell’artrosi.

Protesi di anca: quando è davvero necessaria

Molti mi chiedono come gli innovativi trattamenti di Medicina Rigenerativa risultano efficaci sulle problematiche di artrosi.

Questa soluzione non è sempre attuabile, soprattutto quando lo stato di artrosi è già troppo avanzato.

Come orientarsi quindi?

Vediamo quali sono i casi principali in cui ci imbattiamo:

Coxatrosi (artrosi degenerativa dell’anca)
È la più comune patologia dell’anca nell’adulto e porta ad una disabilità crescente nell’arco di alcuni anni. Colpisce soprattutto gli uomini dopo i 60 anni e le donne fra i 40 e 50 anni.

Osteonecrosi della testa del femore
È una patologia simile all’infarto miocardico. Si verifica quando una parte più o meno estesa della testa del femore non riceve più un’adeguata perfusione sanguigna, tanto che il tessuto osseo va in necrosi.

Artrite
L’artrite grave può arrivare a danneggiare l’anca in modo irreversibile, ed in questo caso è inevitabile ricorrere all’impianto della protesi.

In generale consiglio di non attendere troppo tempo per ricorrere alla visita specialistica ed eseguire i giusti esami diagnostici, molte volte prima viene diagnosticata la patologia e maggiori opzioni possiamo valutare per la cura.

La coxartrosi o artrosi dell’anca

L’ artrosi dell’anca è una delle patologie più frequenti nell’ambito della chirurgia ortopedica.

La coxartrosi prevede la graduale usura dell’articolazione determinando perdita di cartilagine determinando una grave limitazione nella vita del paziente.

Negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di impianto protesici sempre più sofisticati e nuovi, garantendo una durata sempre maggiore e performance migliori ai pazienti. Vi è pertanto una crescente importanza al recupero funzionale dopo un intervento all’anca, alla fase riabilitativa e al rapido ritorno alle normali attività.

Negli ultimi anni sono state adottate alcune innovazioni nel percorso di cura con adozione del protocollo Fast Track, praticato largamente negli Stati Uniti e Nord Europa, che prevede una gestione medica e chirurgica per ridurre lo stress operatorio iniziando dall’educazione del paziente, da approcci meno invasivi, controllando il dolore e le perdite di sangue in maniera da eseguire precocemente la riabilitazione e determinare un rapido recupero.

Questo articolo contiene informazioni sull’intevento all’anca e consigli da adottare nelle diverse fasi del percorso chirurgico-riabilitativo in quanto l’educazione del paziente, l’informazione e la partecipazione ad un programma di riabilitazione condiviso hanno lo scopo di migliorare notevolmente il processo di recupero dopo un intervento di protesi di anca. Il paziente è parte attiva di questo percorso.

COSA CAUSA LA COXARTROSI

L’articolazione dell’anca può essere danneggiata da diverse patologie che ne determinano l’usura e la compromissione.

La più frequente è l’artrosi primaria che colpisce più frequentemente le persone anziane dovuta al consumo graduale articolare, ma si può riscontare anche in soggetti più giovani.

Cause possibili di degenerazione possono essere forme secondarie come l’Artrite reumatoide o altre forme di malattie autoimmuni, esiti di fratture-lussazione del femore o del bacino, artrosi secondarie a displasia congenita o epifisiolisi o ancora necrosi avascolare dell’epifisi femorale.

La coxartrosi causa dolore e rigidità articolare determinando limitazione funzionale e difficoltà anche a svolgere attività semplici come camminare o mettersi le calze o scarpe.

La diagnosi di coxartrosi è determinata ovviamente dalla clinica del paziente e dall’esito degli esami strumentali. La semplice radiografia del bacino e laterale dell’anca definisce in maniera accurata il grado di artrosi individuando i casi più gravi in cui lo spazio articolare è minimo con contatto tra acetabolo e epifisi femorale. Nei casi più complessi è di aiuto la TC
(anche con ricostruzioni tridimensionali) o RMN ad esempio nei casi di necrosi avascolare.

IN COSA CONSISTE L’INTERVENTO DI PROTESI DI ANCA PER VIA MINI-INVASIVA

L’intervento chirurgico di protesi dell’ anca ha lo scopo di sostituire l’articolazione con impianto che riproduca la meccanica dell’anca nativa.

Il paziente viene preparato all’intervento tramite un pre-ricovero, in cui si spiega l’intervento, le possibili complicanze, si eseguono esami ematici, nuovi esami strumentali e visite anestesiologica e internistica.

Le anestesie più comuni sono l’anestesia spinale o generale.

L’intervento di protesi del ha una durata compresa tra un’ora e le tre ore, a seconda della complessità del paziente.

Da sempre adottiamo tecniche di chirurgia MIS, Minimal Invasive Sur-gery, che consistono nel rispetto di principi base, come ridotta incisione chirurgica, risparmio dei tessuti, strumentari dedicati che determinano un evidente miglioramento nei risultati clinici.

L’approccio chirurgico che attualmente utilizzo è un accesso mini-invasivo anteriore ( longitudinale o a “bikini”) che prevede il passaggio tra il muscolo tensore della fascia e il sartorio, quindi raggiungendo l’articolazione dell’anca senza danneggiare nessun muscolo.

Altre vie d’accesso che possono essere utilizzate a seconda del pazien-te, possono essere un accesso mini-invasivo postero-laterale che sa-crifica parte dei muscoli extra-rotatori, oppure una via d’accesso mini-invasiva laterale o laterale diretto che prevede una disinserzione parziale dei glutei.

Indipendentemente dall’approccio utilizzato, successivamente viene ri-mossa la testa del femore degenerata e successivamente preparato l’alloggiamento protesico nell’acetabolo e nel femore.

Vengono quindi impiantate le componenti protesiche, inserite nella maggior parte dei casi a pressione “press fit”, più raramente, qualora la qualità dell’osso non sia ottimale, con ausilio di cemento

L’accoppiamento tra le due componenti e la giusta articolarità vengono determinate da un inserto all’interno della componente acetabolare e da una testina sullo stelo femorale

Esistono tantissimi modelli protesici, sia tradizionali sia di nuova gene-razione che utilizziamo, così come esistono diversi materiali per l’accoppiamento tra acetabolo e stelo, scelti in base al tipo di paziente, all’età, alle richieste funzionali ( in genere utilizziamo ceramica-ceramica e polietilene e ceramica)

Una volta impiantate le componenti, si eseguono tests per saggiarne la motilità e la stabilità e la metria, al fine di controllare l’impianto eseguito ed evitare complicanze post-operatorie.