Protesi di ginocchio monocompartimentale: quando è possibile optare per questa soluzione?

Sempre più persone mi chiedono se è possibile risolvere la loro problematica grazie all’intervento di protesi monocompartimentale.

Ma come si stabilisce se è questo l’intervento corretto per tornare a vivere la propria vita senza dolore?

👉 Volendo riassumere in una sola frase, potrei affermare che dipende dal grado di artrosi.

Se il grado di artrosi è ancora piuttosto modesto, possiamo seriamente prendere in considerazione questo tipo di intervento.

La visita specialistiche e i giusti esami diagnostici ci diranno che opzioni possiamo valutare!

Ma quali sono i vantaggi della protesi monocompartimentale rispetto alla protesi totale?

✔ Minor incisione chirurgica
✔ Minor perdite di sangue
✔ Minor dolore post operatorio
✔ Ritorno alla propria vita più rapido

Rottura del legamento crociato anteriore: quali sono i tempi di recupero per il ritorno all’attività sportiva?

Seguendo diverse squadre di calcio e basket, ed essendomi negli anni appassionato e specializzato negli infortuni dello sportivo, uno dei temi che quotidianamente affronto è quello dei tempi di recupero in seguito alla rottura del legamento crociato anteriore.

La mia indicazione, allineata a quella di molti colleghi, è quella del recupero molto controllato per gli atleti che hanno necessità di tornare a svolgere la propria attività sportiva.

I tempi si stanno addirittura lievemente allungando, dal momento che chi ha provato ad accelerare è andato incontro a recidive o altri tipi di problemi, come dimostrano atleti del calibro di Zaniolo, Rossi o Pavoletti.

Di contro, la normale quotidianità si recupera benissimo in tempi estremamente rapidi in totale sicurezza.

Esistono metodi per cerare di velocizzare la naturale biologia, come i trattamenti con piastrine o fattori di crescita.

Si possono valutare con la consapevolezza che si può velocizzare un pò, nel rispetto dei tempi naturali che il corpo umano ci richiede.

Da non sottovalutare poi come una riabilitazione eseguita con professionisti in gamba, supervisionata costantemente dal medico e rispettosa dei vari passaggi sia fondamentale per un recupero sicuro e nei tempi.

Sul mio sito ho dedicato un’intera sezione al legamento crociato anteriore e a tutti i passaggi settimana per settimana della riabilitazione.

Rottura o lesione del menisco

La lesione meniscale è molto spesso di origine traumatica.

I menischi sono due, sono fibrocartilagini e hanno una forma di semianello che si trovano tra i condili femorali ed i piatti tibiali.

Troviamo:

✔ il menisco mediale (o interno), che ha una caratteristica forma a “C”

✔ il menisco laterale (o esterno), che è invece più chiuso su se stesso ed ha una forma più simile alla lettera “O”.

Ciascun menisco ha un corno anteriore, un corpo e un corpo posteriore.

❓ CHE FUNZIONE HANNO I MENISCHI

I menischi hanno tra le funzioni principali quella di distribuire il carico in modo uniforme su tutta la superficie articolare, partecipare alla stabilità dell’articolazione, facilitare la “nutrizione” della cartilagine, dato che hanno la capacità di migliorare la distribuzione del liquido sinoviale sulla cartilagine articolare.

Per questi motivi è tendenzialmente sconsigliabile la rimozione completa di un menisco, dato che nel lungo periodo tenderebbe a favorisce la degenerazione artrosica precoce.

❓ QUALI SONO I SINTOMI

👉 Sintomi da frattura del menisco

Dolore, difficoltà nel movimento e gonfiore sono i sintomi classici.

Ci sono anche casi in cui, se la frattura ha comportato una dislocazione di una porzione di menisco che ostacola il movimento, si può verificare il blocco dell’articolazione. In questo caso può anche risultare necessario un intervento chirurgico urgente.

👉 Sintomi della meniscopatia degenerativa

La meniscopatia degenerativa comporta solitamente una sintomatologia con dolore dopo affaticamento e in massima flessione. Solo in pochi casi si presenta un versamento significativo.

❓ QUALI SONO LE CAUSE

👉 Lesioni traumatiche del menisco

Le classiche cause delle lesioni traumatiche del menisco sono di natura distorsiva.

Le fratture possono essere classificate in base alla loro localizzazione:

– corno anteriore
– corpo o corpo posteriore del menisco

E al loro aspetto:

– lesioni radiali
– longitudinali
– a flap

👉 Lesioni radiali del menisco

Sono fratture che vanno dall’inserzione al bordo libero del ginocchio e non lasciano solitamente disturbi residui.

👉 Lesioni longitudinali del menisco o a “manico di secchio”

Sono caratterizzate da una lunga lesione longitudinale che produce un’ansa meniscale a forma di manico di secchio.

👉 Lesioni meniscali a flap o a “becco di pappagallo”

Sono fratture caratterizzate dal distacco di una piccola porzione del menisco che però resta ancora attaccato al resto dell’articolazione.

‼ MENISCOPATIA DEGENERATIVA

La meniscopatia degenerativa si ha quando il menisco non si frattura, ma si “sfrangia” a causa dell’usura. Non è una rottura meniscale vera e propria, ma una sorta di “anticamera” dell’artrosi del ginocchio (gonartrosi secondaria) . Spesso il paziente nemmeno ricorda di aver subìto un evento traumatico.

❓ CHI E’ PIU’ COLPITO DA QUESTE LESIONI

La rottura del menisco è un tipico infortunio sportivo, soprattutto durante calcio e sci.

La meniscopatia degenerativa è invece una patologia tipica dell’età adulta e senile.

❓ QUALI ESAMI DIAGNOSTICI SONO UTILI

La risonanza magnetica è tendenzialmente l’esame più accurato per accertare una problematica di menisco.

❓ COME RISOLVERE IL PROBLEMA AL MENISCO

Il menisco è una struttura quasi completamente priva di vasi sanguigni, non è quindi in grado di effettuare processi riparativi.

Una lesione meniscale di fatto, non può guarire.

Le fratture meniscali determinate da un trauma acuto possono essere sottoposte a un intervento chirurgico di regolarizzazione in artroscopia. Parliamo principalmente delle lesioni longitudinali e a flap.

Nelle lesioni radiali perfettamente stabili è bene far superare la fase acuta della distorsione, per arrivare a non avere più sintomi ed evitare quindi l’intervento chirurgico.

La revisione di protesi di ginocchio

Ci sono due segnali che portano il medico a valutare l’ipotesi di una revisione di protesi di ginocchio, ovvero la sostituzione della protesi già presente, e sono:

– aumento importante del dolore

– limitazione della funzionalità del ginocchio

A fronte di questo scenario, lo specialista valuta quali esami richiedere per valutare al meglio la situazione.

L’intervento di revisione di protesi si valuta sempre molto attentamente dal momento che è un’intervento che presenta maggiori difficoltà rispetto al primo.

Le protesi hanno durata tra i 10 e i 20 anni, periodo che si è progressivamente allungato grazie ai materiali di nuova generazione. In ogni caso, l’aumento della vita media ci porta frequentemente a gestire questa situazione.

L’intervento viene eseguito solitamente attraverso la stessa via d’accesso impiegata nel precedente intervento. Viene rimossa la protesi e i dedriti accumulati, quindi si procede all’impianto della nuova protesi.

Il decorso post-operatorio richiede mediamente tempi di recupero piuttosto lunghi, soprattutto nel caso in cui ci siano da risolvere difetti ossei importanti.

Nonostante sia un’intervento che merita grande attenzione, i risultati a lungo termine sono ottimi. Oltre il 90% dei casi ottiene i risultati sperati, ovvero sollievo dal dolore, migliore stabilità e funzionalità.

Cosa è previsto nella fase di preparazione all’intervento di protesi?

Ecco quali sono i passaggi da effettuare prima dell’intervento:


Prericovero
Il Chirurgo ortopedico programma prima dell’intervento un esame fisico completo con l’anestesista. Questo è necessario per essere certi che la persona sia abbastanza sana per affrontare serenamente l’intervento chirurgico e per completare il processo di recupero. Capita a volte che persone con patologie croniche, come le malattie cardiache, possono anche necessitare una valutazione di uno specialista. Durante il prericovero potranno essere eseguite radiografie necessarie per pianificare l’intervento chirurgico.


Test
Diversi test, come gli esami del sangue e delle urine, e un elettrocardiogramma, possono essere necessari per aiutare il Chirurgo ortopedico nel pianificare l’ intervento.


Farmaci
La persona è tenuta ad informare il Chirurgo ortopedico e l’anestesista durante il prericovero circa i farmaci che sta assumendo. E’ possibile che alcuni farmaci vengano interrotti prima dell’intervento chirurgico.


Valutazione dei denti
L’incidenza di infezione dopo la Protesi del ginocchio è oggi estremamente bassa. Per ridurre minimo il rischio d’infezione, eventuali procedure dentali devono essere completate prima dell’ intervento chirurgico.


Esami delle urine
Alcune tipologie di persone, come ad esempio persone con frequenti infezioni urinarie, è bene che abbiano una valutazione urologica prima dell’intervento chirurgico. Così come gli uomini più anziani con malattia della prostata. Anche in questo caso durante il prericovero viene richiesto l’esame.


Pianificazione post intervento
Anche se si sarà in grado di camminare con le stampelle o un deambulatore subito dopo l’intervento chirurgico, la personaavrà bisogno di aiuto per diverse settimane per le attività quotidiane indispensabili, come cucinare o lavarsi. Presso la struttura in cui viene effettuato l’intervento la persona sarà seguita per alcuni giorni, compresa la fisioterapia.

L’artrosi può essere facilitata dalle deformità del ginocchio?

Tra i difetti che più frequentemente accelerano la comparsa dell’artrosi troviamo:


il ginocchio varo
Quando il femore è rivolto verso l’interno producendo l’effetto delle gambe “a parentesi tonde ()”.


il ginocchio valgo
Quando invece si verifica la condizione opposta con le gambe che assumono forma a X.
Se il ginocchio è asintomatico, tendenzialmente non è suggerita alcuna terapia.
Se invece è doloroso, si passa ad un trattamento conservativo, e nello specifico:
– plantari o scrape ortopediche
– fisioterapia, soprattutto volta al rinforzo muscolare
– antinfiammatori
– iniezioni di acido ialuronico


In caso la terapia conservativa non sia sufficiente, si valuta l’intervento chirurgico, nello specifico l’intervento di osteotomia femorale, che ha come obiettivo rimodellare la porzione distale del femore in modo da riallineare femore e tibia.

Artrosi: Qual è la cosa più importante da sapere?

Il termine artrosi è spesso associato ad un disturbo dell’età avanzata.

Questo è anche vero, ma associare l’artrosi alle sole persone anziane non è corretto.

I fattori di rischio e le cause che possono provocare l’artrosi sono molteplici, e l’età è solamente uno di questi.

Le nostre abitudini e lo stile di vita che conduciamo incidono notevolmente, e possono favorire la comparsa dei primi sintomi.

Ed ecco qua quella che reputo tra le informazioni più importanti da sapere riguardo all’artrosi: è possibile prevenirla, ed è anche consigliato!

 

Approfondiamo

 

I fattori di rischio

Le cause precise che causano l’artrosi sono per lo più ignote, ma è riconosciuta la presenza di fattori che possono favorire la degenerazione della cartilagine.

 

I principali sono:

L’età: nei soggetti anziani si verifica una naturale e progressiva usura del tessuto cartilagineo

Il sesso: il gentil sesso è maggiormente predisposto all’artrosi, in particolare del ginocchio e delle piccole articolazioni delle mani

Genetica e familiarità: la presenza in famiglia di soggetti affetti da artrosi rende molto più possibile la comparsa del problema.

Fattori meccanici: ovvero il carico esercitato sulle articolazioni tramite attività sportiva o lavorativa può provocare col tempo da malformazioni articolari.

Traumi: aver subito traumi rilevanti all’articolazione può senza dubbio favorire la degenerazione.

Postura scorretta: un vizio posturale può anch’essa favorire il progredire più rapido dell’artrosi. E’ bene quindi mantenere equilibrata e sotto controllo la propria postura.

Peso: essere sovrappeso aumenta significativamente le possibilità di provocare l’artrosi, a causa di un eccessivo carico di peso sulle articolazioni.

Attività fisica: come un’eccessiva attività sportiva può facilitare l’insorgere della degenerazione, al contrario un adeguata attività può prevenirla, soprattutto quando si rinforza la muscolatura di supporto delle articolazioni.

 

In conclusione, la prevenzione passa da una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica e abitudini di vita sane.

Da medico consiglio sempre di intervenire tempestivamente quando si percepiscono i classici sintomi di dolore e limitazione funzionale, dal momento che oggi i progressi della medicina ci consentono tante opzioni interessanti quando ci troviamo nelle prime fasi dell’artrosi.

Quali sono i sintomi più classici delle problematiche di menisco?

Le cause di un danneggiamento dei menischi sono un trauma oppure la naturale degenerazione dei tessuti fibro-cartilaginei.

I sintomi che riscontriamo più comunemente a fronte di una rottura del menisco sono:

Dolore, anche se va tenuto in considerazione che non sempre è presente e può essere di scarsa entità.

Gonfiore e rigidità, anche se molto spesso il paziente è in grado di deambulare piuttosto normalmente, soprattutto quando l’origine è da degenerazione

Limitazione del movimento, anche in questo caso che possono essere anche lievi.

Una volta riscontrata la lesione, si valuta l’intervento in relazione a vari fattori, tra i principali l’entità della lesione, l’età del paziente, l’attività sportiva e lavorativa

Il ginocchio valgo

Il ginocchio valgo è comunemente conosciuto e chiamato “ginocchia a X”.

E’ una deformità anatomica per cui non c’è il corretto allineamento tra i femori e le tibie.

Solitamente ci si riferisce ad una deformità bilaterale, esistono tuttavia anche casi di ginocchio valgo monolaterale, ossia che interessano un solo ginocchio.

Le forme più lievi non impattano in alcun modo sulla vita della persona, mentre le forme più importanti sono dolorose e possono causare altre complicanze all’articolazione.

 

Le cause principali sono:

– inadeguatezza dei muscoli dell’anca (i glutei)

– inadeguatezza dei muscoli della coscia (vasto mediale, semimembranoso e semitendinoso)

– incapacità della caviglia di compiere una normale dorsiflessione, ovvero il classico movimento che ci consente di camminare sui talloni

– predisposizione fisica

Inoltre questa patologia può essere favorita da rachitismo, obesità e displasia scheletrica.

Nei bambini fino a 6 anni di età è piuttosto comune, ed è anche spesso una situazione temporanea che si risolve con la crescita in maniera naturale (tendenzialmente entro i 9 anni).

 

I principali sintomi sono:

– dolore focalizzato sulla rotula o nella parte esterna del ginocchio

– anomalie nella normale deambulazione, che tende nel tempo a sovraccaricare il menisco laterale

– instabilità del ginocchio

– ridotta mobilità del ginocchio

 

Diagnosi

Riconoscere un ginocchio valgo è piuttosto semplice, dato che è ben visibile anche ad occhio. Nei casi più importanti la risonanza magnetica è sicuramente di supporto per valutare al meglio la situazione generale

 

Terapia

Quando il ginocchio è asintomatico, tendenzialmente non è suggerita alcuna terapia.

Se invece è doloroso, si passa ad un trattamento conservativo, e nello specifico:

– plantari o scrape ortopediche

– fisioterapia, soprattutto volta al rinforzo muscolare

– antinfiammatori

– iniezioni di acido ialuronico

In caso la terapia conservativa non sia sufficiente, si valuta l’intervento chirurgico, nello specifico l’intervento di osteotomia femorale, che ha come obiettivo rimodellare la porzione distale del femore in modo da riallineare femore e tibia.

Cosa si intende con condropatia?

Con il termine condropatia intendiamo in maniera generica le malattie della cartilagine, indicandone un consumo anomalo che causa infiammazione e dolore.

È una problematica associabile molto spesso agli sportivi

Viene identificata per gradi:

grado 1: la cartilagine è lievemente danneggiata, presenta un rammollimento e delle piccole vescicole o punti deboli

grado 2:la cartilagine presenta alcune crepe e sono presenti delle erosioni superficiali

grado 3: la cartilagine è usurata su oltre il 50% dello strato, e ha formato crepe particolarmente profonde e dei deterioramenti importanti

grado 4: la cartilagine è seriamente compromessa da crepe profonde tali da rendere visibile l’osso sottostante

Ogni tipo di usura ha ovviamente uno specifico trattamento.

Potrebbe essere sufficiente un periodo di riposo, con assunzione di farmaci antinfiammatori; oppure un intervento fisioterapico. Nel caso della condropatia rotulea, gli esercizi di allungamento dei muscoli interni, esterni ed anteriori della coscia gioveranno per ridurre lo stato infiammatorio e doloroso.

Nei casi più gravi può essere necessario l’intervento chirurgico.

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