Vienna: 24th EFORT Congress 2023

24th EFORT Congress 2023
Vienna 24-26 maggio

Un evento di altissimo livello al quale ho avuto il piacere e l’onore di partecipare questa settimana.
Tantissimi i temi trattati, le innovazioni tecnologiche, il perfezionamento della chirurgia robotica e il sempre fondamentale confronto con i tanti colleghi provenienti da tutta Europa.
Organizzazione perfetta e una città sempre meravigliosa da vivere.

Artrosi all’anca: come si recupera a seguito dell’intervento e il mio consiglio

Non tutti sanno che l’anca è un’articolazione che da sempre mi affascina moltissimo, e di cui mi occupo quotidianamente.

Vediamo quindi insieme le caratteristiche principali di questa articolazione e come gestire al meglio l’avanzare dell’artrosi.

👉 Protesi d’anca

Da tanti è definito come l’intervento del secolo, dato che ogni anno nel mondo si effettuano circa 1,5 milioni di interventi, di cui 100.000 in Italia.

Il 90% delle persone che si sottopongono all’intervento hanno un reale beneficio in termini di qualità della vita, e questo è davvero un risultato straordinario.

I miglioramenti di materiali e tecniche chirurgiche hanno contribuito al raggiungimento di un grado di soddisfazione ed una sicurezza davvero degni di nota.

👉 L’anca – Tra bacino e femore

La conformazione anatomica di queste due superfici consente il movimento della coscia sul bacino e, di conseguenza, di tutta la gamba.

Vengono mantenute in sede e stabilizzate dalle capsule e dai legamenti.

Le regioni muscolari (flessori, extrarotatori, estensore e adduttore) fungono invece da “motori”.

Da non dimenticare infine le cosiddette “strutture nobili” (nervi, arterie e vene) che provvedono all’apporto ematico, oltre che a trasportare gli stimoli nervosi per muovere la gamba.

👉 Quando è necessario l’intervento?

La protesi d’anca viene consigliata principalmente in caso di malattie degenerative, come l’artrosi, di cui abbiamo ampiamente parlato in varie occasioni, oppure patologie traumatiche.

Di fronte a queste problematiche, l’intervento in molti casi rappresenta senza dubbio un’ottima soluzione per tornare ad avere una buona mobilità articolare e non accusare più dolore.

Questo al fine di consentire alla persona di avere una buona qualità di vita, spesso molto simile a quella che aveva prima dell’insorgere di questa problematica.

👉 Il recupero post-operatorio

La riabilitazione inizia anche il giorno stesso in ospedale.

Tornati poi a casa dopo pochi giorni, è necessario usare le stampelle per alcune settimane e non sottovalutare alcune accortezze per non incorrere in spiacevoli conseguenze, come ad esempio sedersi dopo l’operazione ed evitare tutte le flessioni dell’anca oltre i 90° e le rotazioni dell’arto.

👉 Il mio consiglio

Come anche per le problematiche di ginocchio, vale la stessa regola del non procrastinare. Questo soprattutto in virtù delle molteplici possibilità che la medicina ci mette a disposizione, efficaci soprattutto nelle fasi iniziali della patologia, che consentono di gestire piuttosto bene l’avanzare dell’artrosi.

Il conflitto femoro acetabolare

Una problematica dell’anca tipica delle persone molto attive
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Il conflitto femoroacetabolare (o FCA) è una patologia dell’anca che colpisce principalmente atleti e persone molto attive, ma può manifestarsi anche in soggetti sedentari.

In questa condizione, le ossa della coscia e del bacino non si articolano correttamente, causando danni alla cartilagine dell’articolazione dell’anca e alla sua stabilità.

Il conflitto femoro acetabolare può essere suddiviso in tre tipi principali:

◾️ conflitto a camma, dove l’osso femorale ha una protuberanza anormale che si imbatte contro l’acetabolo, causando danni alla cartilagine.

◾️ conflitto a caviglia, dove l’acetabolo ha una forma anomala che impedisce al femore di articolarsi correttamente.

◾️ conflitto misto, dove entrambe le anomalie sono presenti.

I sintomi del conflitto femoroacetabolare possono includere dolore all’inguine, alla coscia o all’anca, sensazione di blocco o di scatto durante i movimenti dell’anca, difficoltà a camminare o a flettersi, e rigidità dell’anca. Inoltre, il conflitto femoroacetabolare può portare a danni alla cartilagine dell’anca, causando osteoartrite.

Il trattamento del conflitto femoroacetabolare dipende dalla gravità della patologia. In alcuni casi, il riposo e la fisioterapia possono alleviare i sintomi. Tuttavia, se il conflitto è grave, potrebbe essere necessario il trattamento chirurgico. La chirurgia può includere la rimozione delle protuberanze ossee, la riparazione della cartilagine o la sostituzione dell’articolazione dell’anca.

La prevenzione del conflitto femoroacetabolare può essere difficile poiché alcune persone possono essere geneticamente predisposte alla condizione. Tuttavia, alcune misure preventive includono la pratica di attività fisica moderata, il mantenimento di un peso sano e l’evitamento di movimenti che mettono sotto stress l’articolazione dell’anca.

Osteotomia: quando il ginocchio ha necessità di essere rimesso in asse

L’osteotomia del ginocchio ha come obiettivo la correzione delle deviazioni dell’asse del ginocchio.

Queste alterazioni le conosciamo come varismo, comunemente dette gambe a “O” tipiche dei calciatori, oppure valgismo, le gambe a “X” con le ginocchia che si toccano all’interno.

Con l’andare del tempo, il lato del ginocchio sottoposto a maggior carico tende a usurarsi e di conseguenza dare origine all’artrosi, patologia degenerativa di cui abbiamo parlato spesso.

▪ Il varismo porta al progredire dell’artrosi del compartimento mediale del ginocchio

▪ Il valgismo invece porta al progredire dell’artrosi del compartimento esterno del ginocchio

👉 Perchè parliamo di osteotomia?

L’osteotomia ha l’obiettivo di ritardare l’evoluzione artrosica articolare il più possibile, con il conseguente vantaggio di ritardare (o addirittura evitare) l’intervento di protesi.

Nello specifico, l’osteotomia serve a correggere l’asse del ginocchio e ridurre il carico che causa di conseguenza i danni alla cartilagine.

👉 Quando si effettua?

Le situazioni principali in cui si effettua l’osteotomia sono:

▪ situazioni importanti di varismo o valgismo nei giovani

▪ situazioni di varismo o valgismo nei giovani-adulti, fino a 50 anni, tendenzialmente sportivi, che si sono già sottoposti a meniscectomia artroscopica e che hanno dolore.

▪ situazioni in cui l’alterazione dell’asse del ginocchio in varismo o valgismo provoca dolore importante

👉 Come avviene l’intervento di osteotomia del ginocchio?

L’intervento avviene in anestesia spinale selettiva, ovvero si addormenta solamente l’arto da operare.

Per quanto riguarda l’intervento al ginocchio valgo, attraverso un’incisione longitudinale situata sulla faccia laterale del femore distale, si taglia la parte distale del femore grazie all’utilizzo di specifici scalpelli. Si utilizza poi una placca che ha lo scopo di far consolidare l’osso nella nuova posizione.

Nel ginocchio varo, attraverso un’incisione longitudinale situata sulla faccia mediale al di sotto del ginocchio, si taglia la parte prossimale della tibia. Anche in questo caso si ricorre successivamente all’utilizzo di una placca.

👉 Il protocollo Fast Track è di aiuto in questa situazione?

Abbiamo parlato diverse volte del percorso “Fast Track”, ed anche in questo caso ci può venire in aiuto per velocizzare e migliorare i tempi di recupero.

A poche ore dall’intervento si può già riprendere a deambulare, ed il giorno dopo, se tutto è nella norma, si può procedere con le dimissioni.

Un tutore e l’utilizzo delle stampelle saranno di aiuto al paziente per 2-3 settimane.

Esercizi di mobilizzazione, esercizi isometrici per i muscoli e una riabilitazione mirata sono fondamentali per una ripresa rapida e in sicurezza.

La ripresa completa è prevista in un arco di tempo di 4-6 settimane.

Grande partecipazione per il SIAGASCOT REGIONAL a Rimini

Sono davvero felice per la perfetta riuscita di questa giornata SIAGASCOT REGIONAL che tanto abbiamo atteso.
Il tema delle lesioni multi legamentose di ginocchio è estremamente attuale e stimolante e ha acceso confronti estremamente interessanti, dove ognuno ha condiviso la propria visione e la propria esperienza.
Un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato,quasi cento presenze tra chirurghi, fisioterapisti e infermieri.
naturalmente un grazie va anche agli sponsor e all’organizzazione, fondamentali per la puntuale e precisa riuscita della giornata.
Dott. Marco Fravisini

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Dolore al ginocchio durante la flessione?

Quali possono essere le cause e come risolvere il problema?

Capita frequentemente che le persone si presentano in visita specialistica lamentando dolore al ginocchio principalmente durante la flessione.

Questo particolare dolore può essere causato da diverse patologie.

👉 Cerchiamo di capirne di più vedendo insieme quali sono gli elementi a cui prestare attenzione.

Innanzitutto localizziamo esattamente l’origine del dolore, in modo da avere i primi indizi per comprendere le possibili cause.

E’ importante poi riconoscere le caratteristiche del dolore ed il modo in cui varia durante la giornata.

Infine ragioniamo sull’origine del sintomo, un’origine traumatica oppure un dolore che pare venuto dal nulla?

🔹 Poniamo il caso di un dolore che si presenta nella parte esterna del ginocchio durante la flessione. Ci focalizziamo principalmente sulla nota sindrome della benedelletta (soprattutto nel caso di uno sportivo di endurance), una lesione del menisco esterno, oppure una contusione ossea del compartimento esterno del ginocchio.

🔹 Se invece il dolore si presenta verso l’interno del ginocchio pensiamo più facilmente al legamento collaterale interno (soprattutto se c’è stato un trauma), al menisco mediale oppure alla zampa d’oca, una tendinite che tende a presentarsi in particolare modo a seguito di sovraccarichi.

🔹 Il dolore è localizzato nella parte posteriore del ginocchio? E’ il più raro, e nel caso si manifesti pensiamo principalmente ad una lesione meniscale o ad una tendinopatia dei flessori di ginocchio.

🔹 Il dolore è invece davanti, nella parte anteriore del ginocchio? Possibile una sindrome patello femorale, in particolare modo se il dolore è più intenso nell’accovacciarsi o scendere le scale, oppure la tanto temuta artrosi.

Vista ora la panoramica dei principali scenari, ci tengo a sottolineare come a fronte di un dolore sia doveroso escludere in prima battuta tutte le patologie gravi.

👨‍⚕ Lo specialista durante la visita esegue i vari test ed indica gli esami diagnostici necessari per comprendere esattamente la causa della problematica per poi pianificare il percorso migliore al fine di ritornare alla propria vita sportiva e lavorativa in sicurezza e nel più breve tempo possibile.

Quanti sono i legamenti del ginocchio?

Non svelo subito la risposta, così hai modo di verificare se hai risposto correttamente!

👉 Una premessa sul ginocchio

Il ginocchio è l’articolazione più complessa del corpo umano, funge da raccordo tra coscia e polpaccio, collegando tibia e femore e permettendo alle gambe di piegarsi, ruotare e distendersi.

Il ginocchio è fondamentale, ci permette infatti di sollevarci, camminare e correre.

Questa sua funzione così centrale nel movimento causa una continua usura ed è quindi soggetto ad un elevato numero di problematiche.

👉 Premesso questo, vediamo quanti sono i legamenti del ginocchio.

Sono quattro! I due legamenti crociati, anteriore e posteriore, e i due legamenti collaterali, mediale e laterale.

• Legamento Crociato Anteriore (LCA)
• Legamento Crociato Posteriore (LCP)
• Legamento Collaterale Mediale (LCM)
• Legamento Collaterale Laterale (LCL)

Avevi dato la risposta corretta❓

Approfondiamo le funzioni e le problematiche principali di tutti e quattro i legamenti:

🔹 Legamento crociato anteriore

Questo legamento, il più noto soprattutto agli sportivi, è di fatto lo stabilizzatore statico del ginocchio e impedisce alla tibia di scivolare in avanti rispetto al femore. Ha il compito di limitare i movimenti evitando pericolose iperestensioni e rotazioni interne.
Ha origine nell’estremità distale del femore e termina nell’estremità prossimale della tibia, su una particolare porzione del piatto tibiale. Non è vascolarizzato, e quindi, una volta lesionato, non è in grado di rigenerarsi.

🔹 Legamento crociato posteriore

Il legamento crociato posteriore ha origine nell’estremità distale del femore e termina nell’estremità prossimale della tibia fissandosi a una prominenza ossea. Questo legamento ha il compito di prevenire l’eccessivo scivolamento in avanti del femore rispetto alla tibia e anche l’eccessivo scivolamento della tibia rispetto al femore. La sua lesione è meno frequente rispetto all’anteriore, e la chirurgia risulta per vari motivi più complessa. Anche per questo motivo, non sempre si opta per l’intervento.

🔹 Legamento collaterale mediale

Nasce all’altezza dell’epicondilo mediale del femore e termina sul condilio mediale della tibia. E’ comunemente chiamato anche legamento collaterale interno poiché è posizionato sul lato interno del ginocchio. Il suo compito è quello di rinforzare proprio questo lato ed evitare che una spinta eccessiva sul lato opposto possa disallineare il femore rispetto alla tibia o viceversa. E’ molto innervato e vascolarizzato, ed è in grado quindi di rigenerarsi spontaneamente, purché rimanga a riposo per un buon periodo di tempo.

🔹 Legamento collaterale laterale

Nasce all’altezza dell’epicondilo laterale del femore e termina in corrispondenza della testa del perone. E’ anche conosciuto come legamento collaterale esterno poiché è posizionato sul lato esterno del ginocchio. Il compito di questo legamento è rinforzare questo lato evitando il disallineamento del femore rispetto alla tibia o viceversa. Piuttosto rara la sua lesione, grazie in particolare alla sua grande elasticità.

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